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Nascita della Vergine e Presentazione di Gesù al tempio

Chiesa di San Silvestro al Quirinale - Roma

CESARE NEBBIA
(Orvieto / TR, 1536 ca – 1614 ca)
Nascita della Vergine
olio su tela, cm 166 x 137,5
Presentazione di Gesù al tempio
olio su tela, cm 166 x 137,5
Proprietà: Ministero dell’Interno, Fondo Edifici di Culto

I due dipinti, entrambi collocati sulle pareti laterali della seconda cappella destra della chiesa, furono eseguiti dal pittore orvietano nell’ambito di un programma iconografico raffigurante Episodi della vita della Vergine che lo vide impegnato nella realizzazione della decorazione dell’intera cappella nell’ultimo ventennio del XVI secolo.

Nella volta della cappella infatti trovano posto affreschi raffiguranti l’Annunciazione, la Visitazione, la Pentecoste. Il committente della cappella è Marco Antonio Florenzi, prelato perugino, proprietario di un palazzo a largo Magnanapoli, che dedicò la cappella alla Vergine, come è ricordato in un’epigrafe posta nella stessa chiesa in ricordo della sua morte, avvenuta nel 1600.

Lo stesso Florenzi finanziò la realizzazione dello splendido soffitto ligneo della chiesa, a cassettoni con intagli e dorature.

L’anno d’istituzione della cappellania è il 1581. Entro questo ventennio è da collocare la decorazione della cappella, già sede della venerata immagine della Madonna della Catena, icona di scuola romana del XIII secolo, inglobata in una tela di Giacinto Gimignani posta sull’altare della cappella.

Il Nebbia di San Silvestro al Quirinale è reduce dal cantiere dell’Oratorio del Gonfalone, al cui ciclo decorativo con Storie della Passione di Cristo partecipò con l’affresco L’incoronazione di spine; le tele e gli affreschi di San Silvestro sono dunque successivi anche alle stanze tiburtine della villa d’Este a Tivoli e sono da ascrivere all’ultimo periodo del soggiorno romano del Nebbia, prima di recarsi a Milano. Le composizioni, caratterizzate da una scansione spaziale ancora tardomanierista, risentono della lezione dei maggiori artisti con cui l’orvietano entrò in contatto negli anni umbri e romani, da Girolamo Muziano, tradizionalmente indicato come suo maestro, ai fratelli Taddeo e Federico Zuccari.