Dall’islam in Europa all’Islam europeo
Roma, 11 Novembre 2016
Si è svolto a Roma mercoledì 9, presso la Biblioteca centrale “Guglielmo Marconi” del CNR, il convegno “Dall’Islam in Europa all’Islam europeo”, promosso dalla rivista Confronti.
In apertura, i saluti istituzionali di Riccardo Pozzo (CNR, DSU), di Maria Eugenia Cadeddu (CNR, ILIESI) e di Giovanna Iurato (Ministero dell’Interno, Direttore Centrale degli Affari dei culti) che si è soffermata sulla rilevanza della tematica del dialogo interreligioso finalizzato soprattutto a garantire sicurezza e coesione sociale.
La prima sezione dei lavori ha visto l’intervento di Maurizio Ambrosini dell’Università di Milano, che si è soffermato sulla religione quale risorsa per la società e quale importante fattore di integrazione.
Per Mahmound Salem Elsheikh del CNR oggi è cambiato nel mondo il modo di essere immigrati, e l’unico modello di integrazione possibile sembra essere quello “ragionevole”. Egli ha sostenuto, infatti, che gli immigrati di oggi sono diversi rispetto a quelli del passato: vent’anni fa essi venivano considerati “di altra qualità”, mentre adesso vengono intesi essenzialmente come immigrati “di utilità”.
La seconda parte del convegno ha riguardato la libertà religiosa e la laicità. Anna Nardini della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha illustrato il lavoro svolto dal Governo in tema di integrazione delle comunità islamiche, incentrato sul diritto comparato e finalizzato ad una legge organica sulla libertà religiosa che garantirebbe a tutte le religioni di godere di molteplici benefici. Francesca Cadeddu, ricercatrice della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, ha parlato di “analfabetismo religioso”. Di fronte al fenomeno dell’immigrazione ha affermato che i Governi nazionali propongono solamente soluzioni di tipo emergenziale ma non di tipo strutturale. Secondo il Prof. Paolo Naso, docente dell’Università La Sapienza di Roma, occorre guardare al modello americano come ad un sistema di rapporti che ha garantito le forme più ampie di pluralismo. Al contrario, il modello europeo è caratterizzato da diverse tipologie di laicità: nel momento in cui l’Europa ha scoperto di essere multireligiosa, si è cercato di individuare politiche di integrazione multiculturale. Per il Prof. Naso, inoltre, in Italia si inizia a dare una nuova interpretazione dell’immigrazione con la crisi economica del 2008, quando nell’immaginario collettivo nasce la figura del musulmano/immigrato “espiatorio”. Si comincia a sostenere che le criticità e le difficoltà della società contemporanea siano da attribuire, appunto, all’immigrazione, e che la crisi economica dell’Europa non sia scaturita solo da ragioni economiche ma anche dalle novità sul piano sociale e religioso.
Massimo Introvigne del CESNUR ha presentato i dati statistici sulle diverse religioni presenti al momento in Italia. Ha sottolineato l’inattendibilità dei sondaggi, soprattutto in campo religioso, ritenendo molto importante creare un contatto diretto con la singole comunità presenti sul territorio. Riflettendo sugli immigrati, ha sottolineato come la maggior parte di essi siano di fede ortodossa.
Elena Bein Ricco della Commissione Studi Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ha sostenuto che l’espressione libertà religiosa indica il diritto soggettivo alla scelta di fede e la possibilità di ogni cittadino di identificarsi in diverse comunità di credenti. La Dott.ssa Ricco ha poi aggiunto che lo Stato si deve fare garante della libera scelta della fede religiosa da parte degli individui.
L’ultima parte del convegno ha visto come relatore Enzo Pace, docente dell’Università di Padova, il quale ha sostenuto che le tante moschee presenti in Europa offrono la possibilità che un Islam europeo sia un Islam aperto a negoziare su cosa fare e come farlo.
Karim Hannachi, docente dell’Università Kore di Enna, nell’analizzare l’organizzazione delle comunità islamiche in Europa, ritiene che ci siano “diversi Islam”, così come non esiste un’unica Europa.
Zouhir Louassini, Rai News 24, ha sostenuto che cercare di comprendere il mondo islamico partendo dal concetto di laicità come elemento chiave rappresenta un errore, analogamente a quanto accade per i musulmani che cercano di analizzare altre religioni partendo dal Corano quale unica fonte interpretativa.