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Foresta di Tarvisio - Tarvisio (Udine)

Foresta di Tarvisio

Nelle Alpi friulane, fra le Carniche e le Giulie, presso il confine austriaco e sloveno, la Foresta di Tarvisio (Udine) si estende per circa 24.000 ettari, in un perimetro di 168 chilometri (mappa), e rappresenta la più grande area forestale italiana gestita dallo Stato.

Comprende la Val Canale con il fiume Fella da Pontebba verso Tarvisio; il Rio Vaisonz, dal territorio di Coccau verso Fusine in Valromana, con i due laghi omonimi; il torrente Slizza, da Coccau e Tarvisio verso le Cave del Predil (Raibl in sloveno), anche qui, con un grande lago, quello appunto del Predil. Il rilievo più importante è lo Jof di Montasio (m 2753). Il territorio, che coincide con quello dei Comuni di Pontebba, Malborghetto Valbruna e Tarvisio, è per circa due terzi coperto da boschi e include due riserve naturali statali integrali e biogenetiche (Rio Bianco e Cucco ), istituite nel 1975, entrambe nel Vallone di Rio Bianco, nel Comune di Malborghetto Valbruna.

Il bosco montano è caratterizzato dalle faggete e, più in alto, dalle pinete e abetaie popolate dall’abete bianco e da quello rosso: quest’ultimo cresce in pochi luoghi, tra cui appunto la Foresta di Tarvisio, ed è chiamato “abete di risonanza”, perché da esso viene ricavato il legno per la costruzione di strumenti musicali a corda di alta qualità. Per quanto riguarda la fauna, occorre segnalare la presenza della lepre alpina e della pernice bianca, insieme alla quale si trovano anche gli altri uccelli della famiglia degli Urogalli: il francolino di monte, il gallo forcello ed il gallo cedrone, quest’ultimo assunto a simbolo della Foresta. Non manca l’aquila reale e, di passaggio, il grifone. Tra i grandi mammiferi abitano i boschi l’orso bruno, il cervo, il capriolo, e, più in quota, il camoscio e lo stambecco.

Il territorio apparteneva un tempo a un distretto molto più vasto, dipendente dal vescovado di Bamberga in Franconia (nell’odierna Baviera), al quale nel 1006 l’imperatore germanico Enrico II il Santo aveva donato la Val Canale insieme alle Contee di Villach e Walfisberg in Carinzia. I boschi erano denominati Signoria Federaun, dal nome di un castello vicino a Villach. Nella seconda metà del XVIII la foresta in Val Canale passò nelle mani dello Stato e poi in quelle di diversi soggetti privati, per essere ceduta infine, nel 1886, al Fondo di religione carinziano rappresentato dal Ministero dell’agricoltura austriaco. Il Fondo era parte di un articolato sistema patrimoniale nato con le risoluzioni sovrane dettate dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo nel 1782, che mettevano a disposizione delle parrocchie i beni incamerati dai monasteri, dai conventi e da altri enti ecclesiastici soppressi, fornendo peraltro un modello per la costituzione degli enti patrimoniali italiani nati ugualmente dalla soppressione degli enti ecclesiastici nella seconda metà dell’Ottocento. Alimentato anche dai contributi gravanti sui benefici ecclesiastici non soppressi (la cosiddetta quota di concorso) e da sovvenzioni erariali, e comune a tutto il territorio austriaco, venne sin dai primi anni del XIX secolo diviso tra le singole province dell’Austria.

Dopo la Prima guerra mondiale il patrimonio dei Fondi di religione nel territorio austriaco acquisito dall’Italia passò in proprietà allo Stato italiano, in base al Trattato di pace di Saint-Germain-en-Laye, fra gli alleati e l’Austria, del 10 settembre 1919 (artt. 266 e 273, attuati con l’Accordo firmato a Roma il 22 dicembre 1927 e reso esecutivo con la legge del 31 dicembre 1928, n. 3482. La Foresta di Tarvisio venne così acquisita dall’Azienda per le foreste demaniali, che si avvaleva della Milizia nazionale forestale, mentre furono conservati, a favore di un certo numero di privati, i diritti di pascolo e soprattutto di legnatico, risalenti ad antiche concessioni dei vescovi di Bamberga e in seguito regolati con speciale provvedimento del Governo austriaco. Nel 1929, poi, la Foresta fu consegnata a una nuova azienda gestita dalla Direzione generale del Fondo per il culto, allora appartenente al Ministero della giustizia e degli affari di culto. Infatti, in forza dell’art. 18 della legge 27 maggio 1929, n. 848 i patrimoni dei Fondi di religione sopra menzionati vennero riuniti, insieme a quello dei soppressi Economati dei benefici vacanti, in un unico patrimonio destinato a «sovvenire il clero particolarmente benemerito e bisognoso ed a favorire scopi di culto, di beneficenza e di istruzione». Passata nel 1932 la Direzione generale del Fondo per culto nell’ambito del Ministero dell’interno, la gestione della Foresta fu affidata per convenzione all’Azienda di Stato per le foreste demaniali, istituita nel gennaio del 1933 e operante sempre per mezzo della Milizia forestale. Quest’ultima fu poi sostituita nel 1943 dal Real Corpo delle foreste, cui succedette nel 1948 il Corpo forestale dello Stato.

La Foresta di Tarvisio è rimasta esclusa dal passaggio dei beni forestali dal Demanio statale a quello regionale, con le norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia in materia di patrimonio indisponibile della Regione (D.p.R. 26 giugno 1965, art. 1, c. 2) e dunque la sua amministrazione è stata sempre affidata alla citata Azienda di Stato fino alla sua soppressione nel 1977, poi alla Gestione ex Azienda di Stato per le foreste demaniali, che nel 2005 ha infine assunto la denominazione di Ufficio per la biodiversità del Corpo forestale dello Stato. Da ultimo, il Corpo è stato assorbito nell’Arma dei Carabinieri, con l’istituzione del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, dipendente dal Comandante generale dell’Arma e «funzionalmente dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali per le materie afferenti alla sicurezza e tutela agroalimentare e forestale» (D.lgs. 19 agosto 2016, n. 177). Nello specifico l’attività di gestione è di competenza del Reparto Carabinieri Biodiversità di Tarvisio.

 

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